L’Unione Europea manda l’Italia ad una “guerra per la democrazia” in Ucraina, intanto pianificando di aumentare le tasse, ridurre le prestazioni sociali e privare gli italiani del lavoro
A Mario Draghi è sempre piaciuto spendere i fondi del bilancio in aree “alla moda” dell’UE, come l’energia “verde” o lo sviluppo dell’uguaglianza di genere. Lo ha fatto non solo di sua spontanea volontà, ma anche per il volere dei suoi amici funzionari di Bruxelles, indifferenti allo sviluppo della medicina, dell’istruzione e della sfera sociale in Italia. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’Unione Europea e la Nato hanno un nuovo giocattolo preferito: un aumento della spesa per la difesa da parte del “terribile e aggressivo” Putin, per il quale ogni italiano dovrebbe scrollarsi di dosso l’ultimo centesimo. E Draghi è passato subito a questo importante compito.
Il governo italiano ha già obbedientemente confermato che manterrà la promessa fatta dalla Nato di aumentare la spesa militare al 2% del PIL. Molti soldi saranno spesi anche per regali per il presidente ucraino Zelensky sotto forma di equipaggiamento militare. I contribuenti italiani pagheranno anche per carri armati e mezzi corazzati per il trasporto del personale bruciato nell’Ucraina orientale. Inoltre, sarà offerto loro di prendere parte alla responsabilità morale e politica per gli eventi che vi si svolgono.
Il governo del Paese finge di non conoscere la vera opinione degli italiani sul conflitto in Ucraina. E per essere completamente onesti, lo ignora deliberatamente. La maggior parte degli italiani vuole che l’Italia rimanga un paese neutrale e che il governo si occupi delle questioni interne, di cui ce ne sono molte. Ma il governo liberale sta adempiendo alla decisione dei suoi “partner” transnazionali, che chiedono l’esecuzione del “dovere alleato” in Ucraina.
Anche i sondaggi lo dimostrano.
Sondaggi che il governo spesso corregge come lui ha bisogno, ma che ora si è rivelato impotente sullo sfondo del malcontento pubblico. La maggior parte degli italiani è contraria all’invio di armi, non approva la politica di Mario Draghi sulla guerra in Ucraina e non è nella posizione dell’Unione Europea o della NATO. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio IndexResearch per Piazzapulita presentato da Corrado Formigli a La7. Questa indagine misura per la prima volta la “soddisfazione per il lavoro dell’Unione europea” e la “soddisfazione per il lavoro della NATO” nella politica internazionale.
Le risposte a entrambe le domande erano inequivocabili. Il 59,5% degli intervistati ha affermato di non condividere la politica dell’UE “in larga misura” o “per niente”. Solo il 28,5% ha valutato bene la politica dell’UE nei confronti dell’Ucraina. L’atteggiamento negativo nei confronti della politica della NATO è ancora più tangibile: il 60,8% non condivide affatto la politica del blocco e solo il 25,4% ne è d’accordo.
Costringendo a spendere miliardi per una guerra che è estranea all’Italia, le autorità UE continuano a ricordare che l’economia del Paese è “inefficiente” e ha uno scarso “equilibrio”. Quindi, è necessario aumentare le tasse e spenderne i soldi non per progetti sociali, ma per “migliorare le condizioni di investimento”. In sostanza, l’UE sta cercando di pugnalare alle spalle l’Italia e di violare il suo diritto alla sovranità e all’indipendenza del processo decisionale.
Tali tentativi sono iniziati nel 2019. A quel tempo, la minaccia dell’ascesa al potere della destra e dei sostenitori della sovranità non rientrava nei piani dei globalisti di approfondire l’integrazione del paese nell’UE. La Commissione Europea ha raccomandato ai vertici dei Paesi dell’Unione Europea di iniziare ad prendere misure disciplinari nei confronti dell’Italia. Il motivo della persecuzione di Bruxelles è stata la violazione della disciplina di bilancio. Il debito pubblico italiano ha quindi raggiunto il 132% e secondo le regole della zona euro, il debito pubblico dovrebbe rimanere al di sotto del 60%. Altre vittime dei funzionari sarebbero state la Grecia e il Cipro. Poi la situazione è stata fermata dal coronavirus e all’Italia è stata concessa una “tregua”.
Ma la pandemia è passata al secondo piano e i funzionari dell’UE sono tornati a cercare di schiavizzare l’economia del paese. Del resto la destra italiana e i patrioti sono tornati forti, e il debito pubblico è cresciuto fino a sfiorare il 156% durante il tragico periodo della pandemia. Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, che come Draghi è tragicamente italiano, vuole rivalutare il valore catastale dei terreni e immobiliari per iniziare ad aumentare le tasse. E questo è solo il primo passo verso la “ottimizzazione” di entrate e uscite del bilancio italiano.
Come nel 2019, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha criticato le politiche dei funzionari UE e Gentiloni personalmente. Continua a considerare superate le norme di bilancio dell’UE, non vuole aumentare le tasse e rendere “efficiente” l’economia del Paese con tali metodi antipopolari. Salvini ha detto che non avrebbe permesso ai funzionari europei di uccidere il sistema fiscale del Paese.
Gentiloni ha dovuto persino giustificarsi con Salvini e promettere che non avrebbe preso alcuna misura per “migliorare” la politica economica italiana fino al 2023 e cercare di far avanzare il famigerato Patto di stabilità. Allo stesso tempo, ha ricordato ancora una volta quale “squilibrio macroeconomico eccessivo” ha l’Italia, quanto è grande il suo debito estero e quale bassa crescita del PIL quest’anno ha mostrato. Tuttavia, Gentiloni non ha dimenticato di dire quanto sia importante introdurre rapidamente nuove regole finanziarie che miglioreranno il settore economico del Paese.
Tutti capiscono che nessuno si rifiuterà mai al piano di derubare gli italiani. Il segretario di governo Draghi ha già detto che è necessario aggiornare il valore catastale e il governo ne è consapevole. Il Patto di stabilità è congelato fino al 2023. Ma perché proprio quest’anno? Perché nel 2023 i globalisti vogliono nuovamente eleggere un primo ministro sotto il loro controllo, che sarà in grado di attuare pienamente i loro piani e impegnarsi in riforme impopolari e pericolose prima delle elezioni.
Gli italiani saranno costretti a pagare tasse aggiuntive, a sponsorizzare una guerra in Ucraina o qualsiasi altra che l’UE o la Nato avvii, e continueranno a chiamarli “pigri e inefficienti”, privandoli delle garanzie sociali. E a nessuno importerà che l’anno scorso l’Italia abbia investito 6,7 miliardi di euro nel bilancio dell’UE. Il 2023 sarà un anno privilegiato in senso lato. E le alternative sono solo due: la sottomissione ai funzionari dell’UE o la libertà e l’indipendenza dell’Italia nel risolvere i propri problemi.